La Rivista
2020
N° 1 - 2 Gennaio - Giugno 2020
Oltre la TAV: il Paese delle 700 opere incompiute
12/Marzo/2019
Attualità economiche sociali

di Lorenzo Guidantoni

Oltre il caso TAV Torino – Lione, che continua ad occupare il dibattito nazionale e le prime pagine dei giornali, in Italia si registrano 700 opere incompiute. Lontane dalle bagarre politiche e dalle proteste delle associazioni ambientaliste o di territorio, i progetti sono fermi,  da anni,  per colpa di un mostro chiamato burocrazia. 

Di queste 700 opere, per un valore complessivo di 40 miliardi di euro, 27  hanno un costo superiore ai 100 milioni; in esse, si concentrano investimenti per 24 miliardi e 603 milioni di euro.

I progetti più importanti riguardano: la terza corsia per la trafficatissima, soprattutto d'estate, autostrada Firenze – Pisa (3 miliardi di euro); il sistema delle tangenziali venete (2.2 miliardi di euro), la ferrovia veloce Brescia- Verona (1.9 miliardi di euro), la bretella Campogalliano – Sassuolo (500 milioni).

A queste ed altre infrastrutture, si sommano numerosi  lavori che riguardano la gestione di complessi e singoli edifici a carico dello Stato, il cui peso, nel complesso, a livello sia economico che occupazionale, non è meno impattante.

Ci eravamo già occupati di burocrazia con una serie di articoli (12 settembre, 11 e 12 ottobre 2018 - v. archivio news) che dimostravano come fosse in atto un vero e proprio "assedio di carte" verso  le imprese italiane - dalla nascita, alla crescita, al mantenimento – dovuto alla quantità di enti con cui interfacciarsi, al numero di carte da compilare, ai moduli da sottoscrivere, per soddisfare tutte le richieste dello Stato.

Il tema, oggi, sembra essere tornato d'attualità. Il Sole 24 Ore del 10 marzo u.s, illustra con dovizia di particolari il numero di passaggi e il tempo necessario, in Italia, per portare a termine un appalto e dare inizio ai lavori: tra il progetto di fattibilità e l'affidamento dei lavori, si parla di 36 passaggi, sette anni totali per aprire il cantiere e quasi un anno per la sentenza di appello, in caso di contenzioso.

Oltre alla lungaggini dovute alla burocrazia, si evidenzia un altro grande  problema irrisolto: la lentezza della giustizia, ennesimo motivo per il quale le aziende straniere non vengono ad investire in Italia.

Il Codice degli Appalti, principale accusato dalle associazioni di categoria per ogni lungaggine burocratica, è già costato all'Italia l'apertura di una procedura d'infrazione da parte della UE.Appena pochi anni dopo la sua entrata in vigore- proprio quando gli uffici e le risorse umane preposte cominciavano ad assorbirne le direttive con scioltezza - si sta rimodulando in toto, ma con varie difficoltà, stavolta di ordine legislativo.

Nel frattempo, i cantieri restano chiusi, le opere non vengono portate a termine e l'Italia rischia di perdere i numerosi vantaggi economici dei Fondi Europei(altro immenso capitolo in cui si palesa l'imbarazzante ritardo e scarsa competenza delle nostre dirigenze).

A Bologna, nel week end appena trascorso, le forze politiche, economiche e sindacali della Regione si sono incontrate al Palazzo dei Congressi, per protestare contro i 2,5 miliardi di investimenti fermi al palo per i più svariati motivi: dal calcolo errato dei costi nella progettazione, agli iter burocratici bloccati. Questo meeting si somma agli ormai quotidiani richiami sul tema: da quelli della Confindustria, con il Presidente Vincenzo Boccia che ricorda come le infrastrutture siano il motore pulsante di una economia sana, alle opposizioni politiche più timide,  il tema delle opere pubbliche tiene sempre banco.

A fronte della situazione presentata, la TAV, con tutto il suo carico di polemiche, lotte sociali, scontri politici ed elettorali, rischia di essere solo l'ultima goccia di un traboccante vaso che può sommergere l'Italia.