La Rivista
2020
N° 1 - 2 Gennaio - Giugno 2020
Il buonsenso comincia a fare capolino
28/Febbraio/2019
Politica Economica

Il Ministro Tria ha recentemente dichiarato: "Non mi interessa l'analisi costi-benefici. Il problema non è la TAV, il problema è che nessuno verrà mai a investire in Italia se un governo non sta ai patti, cambia i contratti, cambia le leggi e le fa retroattive".

L'affondo del Ministro, schermato da tono pacato e viso sorridente, si manifesta, non a caso, tramite un'intervista televisiva, con il chiaro intento di raggiungere il più vasto uditorio possibile. 

Le affermazioni che riguardano più direttamente il suo Ministero sono volte ad instillare tranquillità e fiducia, elementi diventati essenziali per cambiare i segni negativi a bilancio nelle economie del terzo millennio, sempre più soggette alle modalità di comunicazione dei Governi.

Scartata con fermezza l'ipotesi di una manovra bis correttiva e l'aumento dell'IVA – dopo aver ribadito ancora una volta che l'oro di Bankitalia non si può toccare, laddove sarebbe considerato dall'Europa un aiuto di Stato - Tria sposta il mirino sulle capacità di attrarre investimenti in Italia, creando lavoro, aumentando i consumi e  garantendo la tranquillità e certezze, in una spirale di cause – effetti che il Governo sembra non voler accettare, alla luce di un dogmatico rispetto di un patto, tra forze politiche, superato, ormai, da eventi politici ed economici.

I riflettori, in tal senso, non possono che essere puntati sulla TAV.Dopo aver consigliato il premier Conte di chiedere maggiori finanziamenti all'Europa - cosa che sembra possa avvenire, formalmente, attraverso una lettera -  l'obiettivo del Ministro è finalmente raggiunto: scartandosi dal singolo caso, sposta l'attenzione su un Paese che non rispetta gli accordi a valenza internazionale ed impone leggi retroattive, risultando, quindi, ben poco attraente per imprese che vogliono investire.

L'intervista ha ovviamente scatenato le reazioni degli altri esponenti del Governo, in particolare quella del Ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, che ha ricordato come nel contratto di Governo sia stato già deciso di "ridiscutere il progetto" e che, in ogni caso, il Ministro si dovrà attenere allo stesso patto al quale ha aderito, accettando l'incarico. Forse, non volendo, Toninelli ha ribadito nella sostanza la teoria di Tria, ed il messaggio errato che arriva ai nostri partner : se in Italia cambia il Governo, possono cambiare accordi sottoscritti con altri Paesi, alla luce di un successivo patto politico. 

La reazione di Salvini non poteva che essere all'opposto rispetto al "Toninelli furioso" di poche ore prima, ribadendo la sua convinzione sul progetto Tav ed i benefici ad esso connessi, da quelli occupazionali a quelli ambientali.

Le posizioni di Lega e M5S sul tema scottante dell'Alta Velocità Torino – Lione restano quindi lontanissime, ravvivate dall'intervista di Tria.

La domanda resta una: perché il Ministro dell'Economia ha deciso di bacchettare molti dei suoi stessi colleghi di Governo in diretta tv, riaccendendo le polemiche su Tav ed investimenti in Italia, vero nervo scoperto dell'alleanza Lega/5Stelle?

Le opinioni espresse nelle news sono a cura della direzione e non coinvolgono assolutamente i membri del comitato scientifico di Tempo Finanziario.