La Rivista
2020
N° 1 - 2 Gennaio - Giugno 2020
L'ambiente tra bontà e contraddizioni.
13/Febbraio/2020
Archivio News

dì Lorenzo Guidantoni

Bill Gates, fondatore del colosso Microsoft, noto mecenate e fiero sostenitore della lotta per l'ambiente, ha appena ordinato uno yacht da 112 metri.  Il nome di questo gigante dei mari è "Aqua" e viaggerà, consumando solo idrogeno, a partire dal 2024. Costo del cantiere e messa in acqua? 600 milioni di dollari.

Gran cuore Bill, vero paladino dell'ambiente.

Dietro al bel gesto, dentro la notizia eclatante, alla fine del sentito discorso in qualche consesso ufficiale, il compito ingrato di chi osserva è però quello di spostare la tenda del fenomeno e cercare di pizzicare le fattezze del noumeno, qualunque sia il fatto del giorno.

In questo senso, Bill Gates è si un mecenate e un benefico donatore ma, "spostando la tenda",  è impossibile non alzare il dito per chiedere come concili la sua lotta ambientale con la produzione dei componenti Microsoft – oltre che della Xbox (consolle per videogiochi) -  in Cina.

Domanda: produrre qualcosa che dovrà fare il giro del mondo - rimbalzando da una parte all'altra fino al consumatore finale - nel Paese che già inquina con il doppio di C02 rispetto agli Stati Uniti (in misura di oltre 9.4 bilioni di tonnellate), come si sposa con il progetto "Aqua" e le altre belle intenzioni?

Ciò detto, l'acquisto di Bill Gates è solo un esempio. La sua magnanimità non è in dubbio, seppur, da punta di diamante del capitalismo internazionale, la contraddizione degli interessi appare evidente.

 D'altronde, non è meno tragica la convivenza delle masse che manifestano in favore dell'ambiente con l'abitudine ad uno stile di vita improntato al viaggio aereo low cost, alla sostituzione dello smartphone ogni 17 mesi – ed in questa brutta abitudine l'Italia guida la classifica mondiale – nel prodotto confezionato per il single, nel ciclo produttivo dell'acquisto virtuale.

Il problema ambientale ci pone di fronte alle nostre contraddizioni, e il modo in cui lo si è affrontato fino ad oggi, almeno da questa parte del globo, è stato risolto nella venerazione dei simboli, nelle manifestazioni colorate di Greta Thunberg e negli acquisti di Bill Gates, nel super ammortamento del consumato attraverso l'esaltazione del gesto ecologico solitario.

Eppure i numeri – che ben conosciamo -  non mentono mai e non hanno coscienza da lavare.

Il cambiamento climatico iniziato nel primo dopoguerra, procede al ritmo serrato delle nostre produzioni. Le ultime previsioni choc di McKinsey, sulla falsariga di quanto già annunciato dalla UE, ci dicono che le temperature sono in costante aumento.

 Entro il 2050, ai poli il termometro salirà dai 5 ai 7 gradi centigradi. I mari, di conseguenza, si innalzeranno per lo scioglimento dei ghiacci e la terra continuerà a scaldarsi.

Le ondate di calore stanno già cambiando gli ecosistemi e metteranno - a breve -  in crisi interi settori come quello ittico, di cui vivono direttamente o indirettamente fra i 650 e gli 800 milioni di persone.

Il tempo per intervenire, ogni anno ridotto da studi sempre più accurati, è stato stimato, sia dai centri di ricerca europei che dal rapporto McKinsey, in 10 anni.

Nel corso del prossimo decennio, 50 mila miliardi di dollari dovranno essere totalmente convogliati nella trasformazione ambientale dei processi produttivi, o le conseguenze sociali, politiche ed economiche, saranno apocalittiche: migrazioni di massa, desertificazione, innalzamento dei mari, estinzione di numerose specie animali.

Appena due pagine dopo il servizio sul rapporto McKinsey, pubblicato da A&F del 10 febbraio, e dal quale abbiamo tratto spunto per questa riflessione, appare un'altra notizia: "l'aereo elettrico da 186 posti farà il primo test nel 2023/2024".

Calcolando che l'inquinamento aereo incide sul 2% del totale, e non è quindi un comparto da sottovalutare, siamo già in corposo ritardo?