La Rivista
2020
N° 1 - 2 Gennaio - Giugno 2020
La coscienza di Tafida, l'anima dell'Italia
14/Gennaio/2020
Attualità economiche sociali

dì Lorenzo Guidantoni

Ogni lunga crisi conduce ad un abbassamento dei livelli di autostima. Se questa teoria può trovare riscontro in alcuni momenti della vita di ognuno, la simmetria è valida anche per il sentiment di una società.

Così succede che in Italia, dove il clima è sempre più dimesso e rassegnato, ci si dimentichi di una delle più grandi conquiste della nostra democrazia, quel Sistema Sanitario Nazionale (SSN)  in grado di assicurare anche al più indigente la possibilità di cure gratuite, registrando al contempo la presenza di strutture eccellenti e personale altamente qualificato.

Il caso della piccola Tafida Raqeeb, condannata dai medici inglesi per una emorragia dovuta ad una malformazione vascolare cerebrale, considerata incurabile, è uno di quegli episodi mai sufficientemente pubblicizzati dai media mainstream, sempre più attenti a soddisfare un pubblico ingolosito dalla cronaca nera, e dimentichi del ruolo anche educativo rivestito fino all'inizio della crisi editoriale di questi anni, in cui si va troppo spesso a caccia del peggio solo per aumentare i click.

Tafida, a seguito del parere favorevole dell'Alta Corte d'Inghilterra, era stata trasportata in elicottero all'Ospedale Gaslini di Genova, nella prima metà dell'Ottobre 2019.

Le cure del primario di rianimazione, Andrea Moscatelli, insieme a quelle del suo staff, hanno consentito di migliorare parzialmente le condizioni della bambina, fino a consentirle di vivere senza ventilazione meccanica per qualche ora al giorno.

Se il grado di coscienza della piccola Tafida non è ancora certificabile a causa dell'avvenuta emorragia, un'altra coscienza, quella plurale di un Paese depresso, potrebbe partire da questo caso per scuotersi e tornare a riflettere sul "quanto" costruito negli anni, e sul "quando" abbiamo smesso di esserne fieramente consapevoli.

La storia di Tafida ci insegna che solo non dimenticandoci degli altri, degli ultimi, dei più sfortunati, possiamo ricordare a noi stessi chi siamo.